QUARESIMA - "Corajisima" e "Patarnosti"

Con i rintocchi funebri del campanone della chiesa Matrice a mezzanotte di Martedì Grasso (marti i lazzata) prendeva inizio a Caulonia il suggestivo periodo della Quaresima, che vedeva la gente impegnata nella preparazione alla Pasqua: quaranta giorni di penitenza, di riflessione, di preghiera e di astinenza dalla carne, che ogni buon cristiano faceva finire con il precetto pasquale.
Fin dalla mattina successiva, ossia l'alba di Mercoledì delle Ceneri, con le strade recanti ancora i residui dell'ormai trascorso Carnevale, la chiesa Matrice accoglieva i fedeli e i cauloniesi assistevano al rito funebre delle Ceneri.
"Memento homo, pulvis es et in pulverem reverteris", parole che incutevano un certo senso di paura, smarrimento e forte pentimento dopo i bagordi carnascialeschi; si entrava così nel lungo periodo della Quaresima.

Era uso, durante questo periodo, appendere la "Corajisima", piccolo fantoccio raffigurante una vecchia chet eneva un "fuso" in mano e, privata degli arti inferiori, terminava con un limoncello su cui venivano infisse sette penne di gallina rappresentanti le settimane precedenti la Pasqua.
Infatti, trascorsi sette giorni, essa veniva privata di una penna. Questa "pupattola" era una specie di rudimentale e bonario calendario che regolava, in questo particolare momento dell’anno, nel quale prendono avvio tutte le colture (dal germogliare delle prime spighe allo sbocciare delle gemme), la vita dei contadini. Alla "Corajisima" era legata la filastrocca:

Corajisima 'mpenduta
si mangiau a lattuca
a lattuca'nci fici mali
Corajisima 'nto manali
u manali si ruppiu
Corajisima sa fujiu
sa fujiu sutt 'o lettu
pemmu 'u sona l'organettu
l'organettu 'on 'nci sonau
Corajisima s'arraggiau
s'arraggiau pe 'nnu minutu
Corajisima 'nto tambutu.


A notte inoltrata del venerdì precedente la prima domenica dopo le Ceneri, una voce misteriosa ancora oggi s'innalza per le strade del centro storico, per poi ripetersi in tutti i venerdì successivi e con un ultimo appuntamento nella notte di Mercoledì Santo, per dare inizio al rito de "I Patarnosti" (Pater Noster).
Negli ultimi anni, la cerimonia de "I Patarnosti" é ritornata in auge, almeno nella fase che si svolge all’aperto, e numerosi sono i cauloniesi, non abitanti più il centro storico, che salgono per risentire tale lamento. E spesso, a loro, si aggiungono gli emigranti che proprio in questo periodo amano ritornare dalle Americhe e dalla lontana Australia; quasi certamente spinti anch’essi da quei ricordi dell’infanzia, colmi di paure, fremiti e smarrimenti.

- Testo tratto da "Il Caracolo -La Settimana Santa cauloniese" di Gustavo Cannizzaro.
- Foto tratte dal web.


2014